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Tra le righe... Cap. 2

Padre Gabriele - pochi giorni al Natale del 1647 -Certosa di S. Giacomo, Capri - Tra le righe del capitolo 2 di "Il Tesoro della Certosa"

Monaco certosino

Il silenzio quasi assoluto che regnava nella biblioteca della Certosa fu interrotto da un leggero cigolio di cardini. Fino a quel momento solo il graffiare della sua penna sul foglio di pergamena poteva lasciar intendere che c’era qualcuno lì, nella penombra, a sfruttare gli ultimi fasci di luce che entravano dalle finestre. Fra poco avrebbe dovuto ricorrere alla tremula luce di un lume o di una candela. Chino su quella sua ultima fatica, Severino si ripromise di chiedere a Beniamino di avere la bontà di aggiungere qualche goccia d’olio a quei ferri arrugginiti.

Mancava poco al vespro. Girò lentamente il capo e riconobbe subito la figura un po’ pingue di padre Gabriele che veniva lentamente verso di lui col suo consueto claudicare, dopo aver riaccostato il battente. La sciatalgia ormai lo tormentava da tempo, ma lui non se ne lamentava. Se quello era il volere di Dio, era giusto così, diceva sempre. Sorrise al pensiero che però il vecchio monaco non rinunciava mai a qualche buon bicchiere di vino aromatizzato con le erbe del convento. Sembrava che fosse davvero un buon toccasana per lui!

«Severino, ti devo parlare.» Bisbigliò.

«Il Signore sia con te, Gabriele. Non serve parlare sottovoce, siamo soli.»

«Non si può mai sapere se qualcuno ascolta.» L’altro tenne bassa la voce, mettendosi l’indice sulla bocca. «Passo il giorno e la notte a pregare, ma non riesco a liberarmi dei cattivi pensieri che il demonio ha insinuato nella mia mente. Con te posso parlare.»

“Ci risiamo, ancora con la faccenda del tesoro.” (...)



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